MESSAGGIO PER LA SANTA PASQUA DI MONS MICHELE PENNISI, ARCIVESCOVO DI MONREALE

Il messaggio della Pasqua risuona nel mondo da venti secoli, ma a furia di celebrare la Pasqua abbiamo finito per farci l’abitudine e non stupirci più. Oggi c’è una situazione di malessere e di crisi che pervade il nostro tessuto sociale. Stiamo respirando l’aria dell’insoddisfazione, della stanchezza, della sfiducia nelle istituzioni, dovuta al vertiginoso abbassamento della qualità della vita. La tentazione più forte del nostro cuore di fronte agli scenari del nostro tempo, segnati dall’angoscia esistenziale e dall’insicurezza economica e sociale, è la rassegnazione.

La risurrezione di Gesù Cristo è l’avvenimento centrale su cui si fonda la fede cristiana, è il pegno della nostra speranza.

La Pasqua è un avvenimento che coinvolge tutti i cristiani aldilà di ogni differenza confessionale.

Il teologo ortodosso russo P. Florenskij, fucilato l’8 dicembre 1937, in una predica dal titolo “L’inizio della vita” disse: “Nel fluire confuso degli avvenimenti, si è ritrovato un centro, si è rivelato il punto d’appoggio: Cristo è risorto!... Se il Figlio di Dio non fosse risorto, allora tutto il mondo sarebbe divenuto completamente assurdo, Pilato avrebbe avuto ragione con le sue sprezzanti parole: «Che cos’é la verità?» Se Il Figlio di Dio non fosse risorto, allora il tesoro più prezioso si sarebbe definitivamente bruciato e la bellezza sarebbe irrevocabilmente morta. Se il Figlio di Dio non fosse risorto, allora il ponte fra la terra e il cielo sarebbe crollato per l’eternità. E noi saremmo rimasti senza nessuno dei due, perché non avremmo conosciuto il cielo e non avremmo potuto difenderci dalla distruzione della terra”.

Il pastore evangelico D. Bonhoeffer, membro della “Chiesa confessante” durante il nazismo, nel 1944 in una sua lettera dal carcere, indirizzata ad un amico prima di essere giustiziato, scrive che “la risurrezione di Cristo è il vero ‘punto d’Archimede’ a partire dal quale è possibile sollevare il mondo [...] se Cristo non è risorto, il punto d’appoggio che regge tutta la nostra vita vacilla e tutto si infrange; la nostra vita declina verso il non senso. Ogni discorso che ha per oggetto Dio è illusorio, ogni speranza evanescente”.

Il professore anglicano N. T. Wright afferma: “Essere afferrati da Gesù risorto nostro contemporaneo significa conoscere e amare colui che ha sconfitto la morte con il potere dell’amore e della nuova creazione. Ogni bicchiere di acqua fresca, ogni minuscola preghiera, ogni confronto con i prepotenti che opprimono i poveri, ogni canto di lode o danza di gioia, ogni opera d’arte e musica niente va sprecato. La risurrezione lo riaffermerà, in un modo che non possiamo immaginare, come parte del nuovo mondo di Dio. La risurrezione non riguarda soltanto un futuro glorioso, riguarda un presente pieno di significato”.

Papa Francesco nella Evangelii Gaudium afferma: “La risurrezione [di Cristo] non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. È una forza senza uguali. È vero che molte volte sembra che Dio non esista: vediamo ingiustizie, cattiverie, indifferenze e crudeltà che non diminuiscono. Però è altrettanto certo che nel mezzo dell’oscurità comincia sempre a sbocciare qualcosa di nuovo, che presto o tardi produce un frutto. In un campo spianato torna ad apparire la vita, ostinata e invincibile. Ci saranno molte cose brutte, tuttavia il bene tende sempre a ritornare a sbocciare ed a diffondersi. Ogni giorno nel mondo rinasce la bellezza, che risuscita trasformata attraverso i drammi della storia. I valori tendono sempre a riapparire in nuove forme, e di fatto l’essere umano è rinato molte volte da situazioni che sembravano irreversibili. Questa è la forza della risurrezione e ogni evangelizzatore è uno strumento di tale dinamismo” (EG,276).

La vittoria pasquale di Gesù Cristo sul peccato e sulla morte deve portare in ciascuno di noi un cambiamento profondo: alla schiavitù agli idoli del denaro, del potere, del piacere subentra la libertà dei figli di Dio, alla tristezza dominata dalla paura sul futuro subentra la gioia , all’egoismo che ci fa chiudere nel nostro tornaconto subentra l’amore che si esprime in gesti di solidarietà e di responsabilità.

Gesù Cristo dopo la resurrezione diventa la nuova pietra di un edificio nuovo che ci fa guardare, non ostante tutte le tribolazioni della nostra vita, con fiducia al futuro e ci trasforma in pietre vive di una società nuova fondata sulla solidarietà, sulla legalità e sulla responsabilità per essere nella nostra vita quotidiana, costruttori di pace, aperti a una speranza che non tramonta.

Gesù Cristo, come ha ribaltato la pietra che chiudeva il sepolcro, così può ribaltare la pietra che ci impedisce di riconoscere i segni della presenza di Dio nel nostro tempo e trasformare il nostro cuore di pietra pieno di egoismo e di tristezza in un cuore di carne capace di amare con lo stesso amore gratuito e misericordioso di Cristo e di accogliere in una abbraccio di pace tutti gli uomini.

Il Padre ricco di misericordia rafforzi in noi l’attenzione e la responsabilità verso ogni forma di miseria umana perché diventiamo operatori di misericordia, ci riempia di ogni benedizione col dono del suo Spirito di amore perché possiamo risorgere con Cristo e, animati dalla speranza cristiana, aspirare alla felicità eterna.

Monreale, 13 Aprile 2014

Domenica delle Palme

+ Michele Pennisi

Arcivescovo