“Insieme a Don Pino Puglisi ce la faremo”, Nicolò Mannino ai ragazzi del Parlamento della Legalità Multietnico dell’I.I.S.S. “Ferrara” di Palermo

La porta della Vita sarà aperta domani dai ragazzi del Parlamento della Legalità Multietnico dell’I.I.S.S. “Ferrara” di Palermo – un istituto dove gli studenti arrivano da tutte le parti del mondo –  per accogliere la foto di Padre Pino Puglisi, vestito da sacerdote mentre amministra il sacramento del battesimo. “Insieme ce la faremo – riflette Nicolò Mannino – ad aprire la porta della Vita con te caro Padre Pino che hai dato tutto di te per e con amore”.

I ragazzi dell’I.I.S.S. ” Francesco Ferrara” sono guidati da anni dal Dirigente scolastico Eliana Romano. Una donna forte e sempre al fianco delle attività volte a sensibilizzare gli studenti su temi forti come mafia e legalità. Ed è in una struttura scolastica di un quartiere difficile come questo, che la scuola, grazie alla sua Preside è un grande sostegno, una forte speranza, una maestra di legalità.

Un momento per ricordare il martire della mafia animato sempre nel suo ministero pastorale dalla forza dell’amore.

Nicolò Mannino con i ragazzi del Parlamento della Legalità Multietnico dell’I.I.S.S. “Ferrara” di Palermo

L’I.I.S.S. “Ferrara” di Palermo diventa così meta di studenti e luogo di riflessione e di raccoglimento per riflettere dinnanzi ai volti sorridenti delle vittime che hanno creato un varco di speranza in una terra bagnata da troppo sangue innocente.

Nel Maggio del 1994, Nicolò Mannino fu uno dei primi ad apporre una targa sul portone di casa di Don Pino Puglisi, lì dove fu ucciso. “La mafia è forte, ma Dio è onnipotente”, questo recita il testo della targa donata dal presidente del Parlamento della Legalità Internazionale.

La sera del suo omicidio Don Pino Puglisi era a bordo della sua Fiat Uno di colore bianco e, sceso dall’automobile, si era avvicinato al portone della sua abitazione. Qualcuno lo chiamò, lui si voltò mentre qualcun altro gli scivolò alle spalle e lo freddò con un colpo di pistola. Tutto ciò avvenne in pochi minuti intorno alle 22,45 davanti al portone di casa in Piazzale Anita Garibaldi, traversa di Viale dei Picciotti nella zona est di Palermo.

Una vera e propria esecuzione mafiosa quella di Cosa nostra. Un grande gesto d’amore quello di padre Pino Puglisi, martire per la verità.

Quando dopo l’arresto nel ’97 il latitante Salvatore Grigoli, accusato dell’omicidio di don Pino Puglisi, cominciò a collaborare con la giustizia confessò che fu lui ad esplodere il colpo alla nuca del parroco. Lui stesso raccontò le ultime parole di Don Pino prima di essere ucciso: un sorriso e poi un criptico “me lo aspettavo”.

“E’ con l’amore – grida da anni il Presidente Nicolò Mannino – che dobbiamo fare paura a ‘cosa loro’ (perchè non possiamo continuare a chiamarla ‘cosa nostra’). Non è nostra! Non è nostra questa violenza. Noi non la vogliamo. Da anni il Parlamento della Legalità Internzazionale combatte contro questa mentalità. Un cammino culturale, il nostro, a cui tutta l’Italia – e non solo, noi siamo anche “Internazionale” – è chiamata ad  aderire. Per ricordare tutte le vittime della mafia e per costruire insieme un futuro diverso, di pace. Un nuovo tempo, senza la violenza, senza la piaga dell’omertà. Un tempo dove l’amore sia il collante tra la tragedia e la speranza di un futuro a colori”.

Non a caso sulla tomba – a forma di spiga di grano, in marmo – di Padre Puglisi, nella Cattedrale di Palermo, sono scolpite le parole del Vangelo di Giovanni: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).

Pietro Dragone