San Giuseppe Jato dà "un calcio alla mafia"-un torneo che dice TUTTO-
E' stato il piccolo Francesco Sardisco, in veste di "Ambasciatore dell'innocenza", a dare il calcio d'inizio al torneo contro la sub cultura mafiosa in un bellissimo campo sportivo a San Giuseppe Jato, momento culturale voluto dall'Associazione "Generazione Jato" che ha chiesto al Parlamento della Legalità Internazionale di cooperare per unire voce e messaggio a favore della Vita.
In tribuna il Presidiente del Parlamento della Legalità Internazionale Nicolò Mannino, il vice Salvo Sardisco, don Mario sacerdote nella comunità ecclesiale di Monreale che ha indossato i "paramenti" del giocatore per dire "no" a ogni forma di violenza, giornalisti e tanti cittadini pronti ad applaudire un vento che fa storia.
A scendere in campo l'amministrazione comunale capitanata dal sindaco Davide Licari, diverse quadre composte da giovani sia di San Giuseppe Jato e San Cipirello, anche una arrivata da Monreale con giovani che hanno indossato la maglia con la scritta "Congregazione S.S. Crocifisso" che insieme hanno giocato dalle 15 alle 20.30 del 23 maggio proprio nel giorno in cui un "cittadino di San Giuseppe Jato" (ben 23 anni fa) premeva il pulsante nei pressi dell'autostrada di Capaci per uccidere Giovanni Falcone e quanti si trovavano con lui.
A introdurre l'evento calcistico con una riflessione e un minuto di silenzio ci ha pensato Nicolò Mannino. E mentre l'ora X scandiva i secondi delle ore 17.50 e in via Notarbartolo un fiume di giovani sostava davanti l'albero di magnolia simbolo della Vita che non muore...a San Giuseppe Jato si dava un calcio alla mafia in modo forte, serio e inequivocabile. Il monito di Giovanni Falcone ha fatto gool "La mafia è un fenomeno umano-diceva - e come tale avrà un inizio e una fine".
Per tutti una medaglia e un attestato, mentre per la squadra vincitrice dei "cinofili" è andato il trofeo. Contento il sindaco Davide il quale stanco ma felice nel rincorrere il pallone "antimafia" ha detto a Nicolò Mannino "Grazie per quello che fate...molti anni fa tutto questo era impensabile".
A ritirare un piccolo giocatore che lancia un calcio alla violenza, scultura simbolica ma di effetto, ci ha pensato Salvo Sardisco il quale ha commentato "Noi continueremo a cantare la vita e lo faremo con i bambini, gli adolescenti e i giocavi che sanno esprimersi e sanno cantare un inno alla vita senza farsi condizionare dagli adulti".