Renato Cortese al fianco del prof. Mannino e del Parlamento della Legalità Internazionale

Palermo 26.04.2017 - Si sono incontrati oggi due grandi personaggi della storia dell'antimafia italiana.

Da una parte il prof. Nicolò Mannino, Presidente del Parlamento della Legalità Internazionale e impegnato nella lotta alle mafie dal 1985 nelle scuole della Sicilia e di tutta Italia.

Dall'altra, il neo insediato Questore di Palermo, il dott. Renato Cortese. Alto, capelli ricci e barba brizzolata, sigaro toscano perennemente in bocca, per colleghi e amici è, semplicemente, il “cacciatore”.  E' lui che ha il merito di aver portato a compimento l'indagine che ha visto la cattura di “Zu’ Binu” Provenzano e del boss Strangio, ma anche di padrini del calibro di Pietro Aglieri, Giovanni Brusca, Pietro Vernengo.

Entrambi cittadini onorari di Corleone.

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Al questore è stato presentato il progetto culturale del movimento antimafia in vista dell'insediamento a Monreale della sede di presidenza e che si terrà il prossimo 22 maggio. Già in diverse occasioni il Questore Cortese aveva avuto modo di conoscere istituzionalmente il Parlamento della Legalità Internazionale, dal quale gli erano pervenute numerose lettere di stima e ringraziamento da parte di molti giovani aderenti al movimento antimafia.

«Sono al vostro fianco, - ha dichiarato Cortese al prof. Mannino - la Polizia di Stato vi è vicina! Il mio motto è “Va’ dove ti porta l’indagine”. Non il cuore. Non faccio teoremi, né salti in avanti. Bisogna restare sempre con i piedi per terra e cercare di capire il perché delle cose». Questo è lo spiazzante pragmatismo del Questore di Palermo scevro di sofismi e che va dritto all'azione sociale.

E infatti, oltre alla univocità e chiarezza di capacità dialettiche, il dott. Renato Cortese è anche un uomo professionalmente eccellente e a cui lo Stato Italiano deve molto. Ha messo a punto un metodo di lavoro basato sullo studio delle famiglie e sulla ricostruzione delle reti amicali dei ricercati, sulle intercettazioni mirate, i pedinamenti e l’uso di microfoni e microcamere wireless sui luoghi sospetti.

Dopo la laurea in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma e una carriera in Polizia sempre in prima linea, prima di dirigere la Squadra mobile di Reggio Calabria, è passato per il Servizio centrale operativo e ha guidato la sezione catturandi della Mobile di Palermo. In Sicilia, coi suoi uomini, ha scovato ricercati del calibro di Gaspare Spatuzza, Enzo e Giovanni Brusca, Pietro Aglieri, Benedetto Spera e Salvatore Grigoli. Ma la preda più ambita del suo “carniere” resta il padrino di cosa nostra Bernardo Provenzano, catturato a Corleone l’11 aprile 2006, dopo 43 anni di latitanza. “Quando lui sparì dalla circolazione, io non ero ancora nato”, raccontò Cortese dopo il blitz, giunto al termine di 42 giorni e notti d’appostamenti e otto anni di indagini massacranti.

Insomma un uomo ricco d'esperienza e di passione, sempre al servizio dello Stato e che mai si è tirato indietro dal fare il proprio dovere.

Un altra tessera preziosa che il prof. Nicolò Mannino ripone nel colorato mosaico del Parlamento della Legalità Internazionale e che insieme alla Polizia di Stato si dimostra solidale di finalità ed intenti con il cammino culturale dell'associazione antimafia.

 

Pietro Dragone