Nicolò Mannino ci racconta il Parlamento della legalità internazionale
Incontriamo nella sua Sicilia il professor Nicolò Mannino che, avendo conosciuto e collaborato col magistrato Paolo Borsellino, ci racconterà come nasce il Parlamento della legalità internazionale.
Professore, lei è presidente e fondatore? Ci spiega come e perché nasce?
Il Parlamento della legalità internazionale è un movimento culturale interconfessionale, apartitico, che nasce nel cuore della Sicilia, ferita e umiliata dal piombo e dal tritolo di “cosa loro”, e dopo le stragi del 1992. Forte del grido di “Verità e giustizia” di tanti uomini e donne liberi dalla sub mentalità mafiosa e dall’esortazione a non mollare di Giovanni Paolo II. Pensai giunto il momento di levare la voce per chi non aveva più voce. Nasce così un movimento culturale che ha subito avuto il consenso del giudice Antonino Caponnetto, coordinatore del pool Antimafia e primo presidente onorario del Parlamento della legalità oggi “Internazionale”.
Il prossimo 5 settembre ci sarà a Monreale il IV convegno del suo movimento intitolato “Dovere, legalità, gratitudine, quando le persone normali diventano eroi”. Ci può fornire ulteriori informazioni sugli argomenti che verranno trattati, su ospiti e personalità premiate?
Grazie al consenso di tanti italiani amanti dei grandi valori della vita, il prossimo 5 settembre 2020 nella località “Centro di spiritualità Maria Immacolata” a Poggio San Francesco, alle porte del Comune di Monreale, daremo vita al convegno di caratura nazionale sul tema “Dovere legalità e gratitudine: quando le persone normali diventano eroi” con il patrocinio della presidenza del Consiglio dei ministri. Un momento di riflessione e di impegno con tanti amici e collaboratori che arriveranno dalla Lombardia a tutta la Sicilia, compreso il Cairo, dove abbiamo insediato lo scorso sei gennaio l’ambasciata del Parlamento della legalità internazionale.
Quali rapporti intercorrevano tra lei e gli eroici giudici Borsellino e Falcone che hanno perso la vita precocemente per sete di verità?
Ricordo ancora quel giorno del 18 marzo 1989, quando il giudice Paolo Borsellino venne da me accolto presso l’Istituto tecnico per il Turismo Marco Polo di Palermo, lì per un confronto con i giovani sul tema “Una coscienza più forte per una scuola più unita oltre il fenomeno mafioso”. Di quell’incontro custodisco ancor oggi le 10 schede di Paolo che mi regalò a fine dibattito. Seguirono altri incontri culturali fino al giorno in cui qualcuno bloccò la sua vita ma non il suo pensiero. Da quel momento, incoraggiato da tanti giovani, continuo un iter di dialogo (non voglio parlare di battaglia) che mira a svegliare le coscienze e cooperare per il bene comune senza se e senza ma.
Quando pensa alla sua terra di Sicilia, cosa le viene in mente?
Quando penso alla mia terra subito richiamo alla memoria i tanti siciliani veri e coerentemente credibili, che hanno pagato con la vita una scelta di campo. La Sicilia è a pieno titolo terra di eroi, di uomini e donne che hanno talmente amato lo sguardo dei tanti giovani venduti per una manciata di orgoglio e di denaro alla logica dei paradisi artificiali, che hanno agito coerentemente fino al sacrificio. La Sicilia, e l’Italia, merita di più, ha bisogno di gente meravigliosamente preparata e culturalmente libera da ogni schema di appartenenza, di regime, che non si possa né comprare né vendere. Ricordo a proposito l’espressione di don Tonino Bello: “Dinnanzi al tribunale degli uomini renderete conto delle vostre azioni, ma dinnanzi a quello di Dio renderete conto dei troppi silenzi”, silenzi che per molti sono più che oro.
Professor Mannino, il lavoro che svolge da anni a servizio altrui, i più bisognosi, e poi la ricerca della verità, le toglierà sicuramente tempo ed energie. Cosa la spinge a continuare?
Ricevo quotidianamente messaggi da tanti giovani che, dopo aver partecipato alle nostre conferenze, fanno sentire la loro voce e chiedono di non mollare. Ogni anno, grazie alla preziosa presenza del vicepresidente Salvatore Sardisco, curiamo sempre un libro dove mettiamo “pezzi di cuore” di giovani, bambini, genitori, docenti che cantano la vita ed inneggiano a un mondo più umano e più vero. In tutta Italia vi sono quaranta ambasciate del Parlamento della legalità internazionale e non possiamo buttare la spugna solo perché il male sembra vincere. Non è cosi: i figli della luce devono comprendere che hanno il compito di brillare e non di luccicare a rate.
Ci può raccontare un episodio rimastole particolarmente impresso tra i tanti della sua lunga carriera a fianco di legalità e correttezza?
Non dimenticherò mai l’incontro all’ospedale Borgo Trento di Verona dove abbiamo insediato l’ambasciata dell’amore tra i bambini vittime di leucemia e di tumore. I loro occhi brillavano di vita. Un altro momento forte all’Auditorium di San Giovanni Rotondo dove, dopo un incontro culturale al mattinino con i giovani, gli stessi hanno invitato i genitori a venire a sera all’incontro culturale cittadino per presentare il libro Profeticamente scomodi. Ho provato una grande ed inaspettata emozione quando l’arcivescovo di Manfredonia Vieste San Giovanni Rotondo monsignor Francesco Moscone si è tolto la croce pettorale davanti ai suoi fedeli e l’ha messa al mio collo. Non capita tutti i giorni vedere un vescovo che ti abbraccia dando un segno che è solo episcopale.
Per concludere, le chiedo cosa auspica a tutti i siciliani e quale obbiettivo ha intenzione di raggiungere per il Parlamento della legalità internazionale?
L’augurio più bello nasce da una esortazione che fu di Paolo Borsellino nel ricordo di Giovanni Falcone: “Abbiamo un grande debito e lo dobbiamo pagare gioiosamente”. Il Parlamento della legalità internazionale ha solo un obiettino: educare i giovani a scorgere nel loro cuore la bellezza di essere artefici e protagonisti di un mondo a colori. L’augurio più bello è crederci sempre e non mollare mai. Se la vita è un dono necessita comprenderne la bellezza fino in fondo.